La realtà ha superato la peggiore delle fantasie: Marius, giraffa
sana, di appena 2 anni, è stata uccisa con un colpo di pistola nello zoo di
Copenhagen. L'episodio di crudeltà, che in Italia non sarebbe solo un incubo,
ma un grave reato punito dall'ordinamento, è avvenuto ieri mattina.
Cadute nel vuoto le migliaia di firme raccolte in pochi giorni per
salvare la vita del piccolo, nato da animali consaguinei e per questo,
nonostante le richieste di adozione da parte di diverse strutture e
associazioni e la proposta di sterilizzazione, ucciso a bruciapelo davanti a
tutti. A farlo fuori un colpo di pistola, perché il suo corpo, dissezionato
davanti ad adulti e bambini presenti al macabro spettacolo, è stato dato in
pasto ai leoni e alle tigri dello zoo e un'iniezione letale avrebbe compromesso
la salubrità delle sue carni. Una soluzione incivile, cruedele, medioevale. A lasciare profondo sgomento non è soltanto
l'uccisione inutile, assurda e violenta di una creatura innocente, che in
Italia sarebbe un grave reato, ma le parole a dir poco inquietanti del
portavoce dello zoo danese, Stenbaek Bro, che, intervistato dall'agenzia di
stampa Associated Press, ha detto “Sono davvero orgoglioso di aver dato ai
bambini un'enorme opportunità di apprendimento sull'anatomia della giraffa,
che di certo non avrebbero avuto
guardando una giraffa in una foto”.
Irremovibile nella scelta il direttore dello zoo, Bengt Holst,
che, rispondendo alle domande della BBC, ha annunciato di non aver mai dubitato
della gestione degli animali nelle strutture zoologiche, e anzi, è rimasto
sorpreso che la sua soluzione, indispensabile a suo dire per il mantenimento a
lungo termine della specie, abbia destato tanto clamore. Holst ha candidamente
ammesso che una politica di gestione “responsabile”, come quella dello zoo di
Copenhagen, prevede l'uccisione di circa 20 – 30 animali all'anno per motivi
del genere.
Lo zoo ha infine spiegato che non avrebbe mai preso in
considerazione l'idea di sterilizzare Marius, per via degli “effetti
collaterali indesiderati” e perché questa pratica equivarrebbe ad uno scarso benessere degli
animali. Come se nascere in cattività, essere uccisi a 2 anni dietro le sbarre
ed essere dato in pasto ai leoni senza possibilità di fuggire, fosse un
bell'esempio di animal welfare. La realtà è che sono tanti, troppi, gli animali
prigionieri: nella maggior parte dei casi si spengono lentamente, dopo anni e
anni di immobilità e cattività.
(fonte dell'articolo www.lav.it)
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