di
Rosanna Gentile
Spesso i luoghi antichi sono avvolti nel
mistero intessuto di storie e leggende, vere o non vere, ma comunque pregne di
incanto. Lasciarle scivolare nell’oblio della dimenticanza è una grave
mutilazione all’identità di un luogo. Sono tante le storie della nostra
tradizione che, per diversi motivi, non sono sopravvissute allo scorrere del
tempo e all’evoluzioni culturali. Insieme a un esperto di miti e tradizioni
salernitane, il sociologo Francesco Ranieri scrittore del fortunato libro “Taniamarina”, abbiamo rispolverato la
leggenda d’amore e dolore di Raimondo, il fantasma di Largo Campo.
Ranieri, con l’ausilio di una docente
universitaria di lettere, anni fa recuperò l’ormai dimenticata leggenda da “Il sole e la
rosa” di Guido Cataldo, che ha portato in salvo le favole e le
memorie tradizionali che sua nonna gli
raccontava quand’era bambino.

Alla affascinante leggenda si lega anche
la filastrocca della rosa e del sole: “Tu
sei la rosa e io sono il tuo sole. Ti do la vita e ti mando il mio amore. Se
all’alba dolcemente un raggio mio ti sfiora, tu schiudi i petali e ti fai
baciare/ Io sono la rosa/ e io sono il sole/ mi dai la vita/ e tu mi dai il
sole/ se all’alba dolcemente un raggio mio ti sfiora/ io schiudo i petali/ e ti
fai baciare/e quando il sole bacia la sua rosa/ il sole da la vita/ la rosa
amore ”. La favola cantata è la storia dei due amanti di Largo Campo ed era
famosa nella Valle dell’Irno, dove a recitarla erano le donne pronte al
matrimonio. Si credeva che, una volta intonata avanti alla fontana, l’acqua
cessasse di zampillare per lasciar scorrere solo sei gocce in memoria delle
lacrime dei due innamorati.
(Articolo scritto dalla giornalista Rosanna Gentile e pubblicato sul giornale quotidiano "Cronache del Mezzogiorno". Riproduzione riservata: citare la fonte)