di
Rosanna Gentile
Spesso i luoghi antichi sono avvolti nel
mistero intessuto di storie e leggende, vere o non vere, ma comunque pregne di
incanto. Lasciarle scivolare nell’oblio della dimenticanza è una grave
mutilazione all’identità di un luogo. Sono tante le storie della nostra
tradizione che, per diversi motivi, non sono sopravvissute allo scorrere del
tempo e all’evoluzioni culturali. Insieme a un esperto di miti e tradizioni
salernitane, il sociologo Francesco Ranieri scrittore del fortunato libro “Taniamarina”, abbiamo rispolverato la
leggenda d’amore e dolore di Raimondo, il fantasma di Largo Campo.
Ranieri, con l’ausilio di una docente
universitaria di lettere, anni fa recuperò l’ormai dimenticata leggenda da “Il sole e la
rosa” di Guido Cataldo, che ha portato in salvo le favole e le
memorie tradizionali che sua nonna gli
raccontava quand’era bambino.
"Antonella – ci svela Ranieri - era
una bella e povera ragazza, solita recarsi alla fontana di Largo Campo per
dissetarsi. Un giorno sbarcarono a Salerno in veste di guerra il re Ladislao e
il suo fedele compagno Raimondo. Tra Antonella e Raimondo fu amore a prima
vista ma, data l’estrazione sociale differente, erano obbligati a incontrarsi
di nascosto. La fontana divenne il luogo dove i due si scambiavano promesse e
baci segreti. Il re li scoprì e costrinse il suo compagno a tornare in guerra,
mentre Antonella fu chiusa in un monastro di clausura. Di ritorno dalla guerra,
il vincitore Raimondo poteva chiedere tutto ciò che desiderava. Quindi il re
dovette acconsentire all’unione dei due giovani, ma il matrimonio doveva essere
celebrato in gran segreto e di notte. La breve felicità del giovane fu spezzata
dalla peste che costrinse a letto la regina Margherita, moglie di Ladislao, la
quale in punto di morte rivelò a Raimondo di non aver sposato la donna amata,
bensì la sorella gemella, Vanna. Raimondo, impazzito, corse a cercare ovunque
la sua Antonella, ignaro che la peste l’aveva uccisa.
Il fantasma di Raniero è condannato a vagare per i vicoli di Largo Campo nella
disperata ricerca del suo grande amore. Il suo spirito dal 1404 non ha ancora
trovato pace e, in passato, la gente del rione continuava a sentire la voce del
guerriero chiamare Antonella”.
Alla affascinante leggenda si lega anche
la filastrocca della rosa e del sole: “Tu
sei la rosa e io sono il tuo sole. Ti do la vita e ti mando il mio amore. Se
all’alba dolcemente un raggio mio ti sfiora, tu schiudi i petali e ti fai
baciare/ Io sono la rosa/ e io sono il sole/ mi dai la vita/ e tu mi dai il
sole/ se all’alba dolcemente un raggio mio ti sfiora/ io schiudo i petali/ e ti
fai baciare/e quando il sole bacia la sua rosa/ il sole da la vita/ la rosa
amore ”. La favola cantata è la storia dei due amanti di Largo Campo ed era
famosa nella Valle dell’Irno, dove a recitarla erano le donne pronte al
matrimonio. Si credeva che, una volta intonata avanti alla fontana, l’acqua
cessasse di zampillare per lasciar scorrere solo sei gocce in memoria delle
lacrime dei due innamorati.
(Articolo scritto dalla giornalista Rosanna Gentile e pubblicato sul giornale quotidiano "Cronache del Mezzogiorno". Riproduzione riservata: citare la fonte)