“Ho realizzato questo disegno allo scadere dell’estate 2012.
Ero a pranzo con Miriam Mottola, una persona la cui amicizia mi accompagna
da quando ho cominciato ad affacciarmi alla vita. Insieme, volevamo mettere
appunto un progetto artistico e creativo, basato sulla realizzazione di una
serie di disegni legati a un filo tematico preciso: il corpo umano nella sua
forma più perfetta. E quando si parla di perfezione artistica non si può non
pensare a Edward Weston. Uno dei fotografi della straight photography dei primi
decenni del ‘900 che più mi affascina (a tal punto da dedicargli un paragrafo
della mia tesi specialistica sulla Fotografia Erotica).
Così, presi dalla mia modesta biblioteca privata d’arte, un paio di testi, tra i quali c'era anche il manuale di una mostra del maestro. Scelsi lo scatto che avrei tradotto in
disegno. Miriam fece lo stesso. Ad ispirarmi fu un asciuttissimo torace
in dinamica torsione, di quelle che evidenziano tutti i muscoli tipiche dei
culturisti. Miriam, invece, sebbene spaventata dai piedi (disegnare le venature e i tendini dei piedi è un incubo!), scelse
proprio la parte inferiore di un corpo nella medesima torsione del mio.
I nudi di Weston, come del resto tutta la sua arte, sono estremamente
complessi: per capirli bisogna inevitabilmente spiegare che in essi
protagonista non è la carne, bensì la mutilazione, che trasforma il corpo nudo
in forma audace. Un nudo senza testa, talvolta senza arti, viene percepito in
maniera diversa ed insolita: il corpo cambia e turba. Affascinato
soprattutto dalle forme e dai volumi, non c’era in lui alcuna intenzione di
trasmettere erotismo. I suoi nudi sono essenzialmente celebrazioni della
realtà, senza alterazioni o cambiamenti di nessuna sorte, ma semplicemente
propongono la rivelazione del corpo umano, da intendersi come particella della
natura. In natura, secondo Weston, le forme si somigliano e possono
rivelare sé stesse attraverso l’obbiettivo fotografico. La metamorfosi dei
nudi impersonali e decontestualizzati, diventano testimoni dell’analogia delle
forme esistenti in natura.
A parte i lunghi concettualismi tipici di noi storici dell’arte, nel giro
di una settimana i nostri “pendant” furono pronti. Scegliemmo la stessa tecnica
(carboncino nero) e lo stesso supporto, con le medesime dimensioni (cartoncino
ruvido 50X70 cm). Le nostre prime due creature ci entusiasmarono a tal punto da
pensare (la mente corre più veloce del vento) a una mostra.
Il progetto, che battezzammo simpaticamente “Terry&Maggie”, finì
nel fondo di uno dei mille cassetti che ho nella mia testa, finendo per
divenire un sogno da realizzare. Il disegno, invece, reale più che mai, è oggi
incorniciato e decora una parete della mia casa”. (R.G.)
mi hai fatto ritornare la voglia...quasi, quasi mi metto a disegnare adesso....e chissà che non si realizzi anche il nostro"progetto"(mai dire mai) !!! ;)
RispondiEliminastavo pensando la stessa cosa!
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