lunedì 15 aprile 2013

LIBRI - "PRONTO SOCCORSO CINEMATOGRAFICO PER CUORI INFRANTI: QUANDO UN FILM DIVENTA UNA CURA".


di Rosanna Gentile 


Magari esistesse uno scudo per proteggere le nostri carni dai dardi di Cupido, quel puttino insolente che ci spinge a fare cose assurde. Magari avessimo un block notes con su appuntate specifiche formule algebriche per guarire dalle pene d’amore. Un vademecum per spegnere l’interruttore che muove i fili delle emozioni. E no, purtroppo non esiste nulla di tutto ciò.
Soffrire fa parte di noi. È la nostra natura di esseri umani a far si che dai nostri occhi escano le lacrime e che il nostro cuore, qualche volta, si frantumi in piccoli pezzi. Di solito il tempo è l’unico alleato: è solo grazie allo scorrere dei giorni, dei mesi e (per i più sfigati) degli anni, che si riesce a convivere con il dolore fino a non sentirlo più. Perché tutte le sofferenze, prima o poi, diventano un puntino che colora una minima frazione della nostra anima, fino a diventare un ricordo.
I nostri cari, i nostri amici, nella fase acuta della sofferenza (cioè nell’arco di tempo che intercorre dal misfatto alla guarigione) ci ripetono continuamente che presto passerà e che ci sono passati in tanti. Come se l’idea che qualcun altro abbia sofferto come noi, alleggerisca il masso che ci sta schiacciando il cuore. E in effetti, questa cosa in certi casi funziona (mal comune mezzo gaudio!).  
Ma nel frattempo che il tempo passi (scusate il gioco di parole), qualcosa si può fare.
L’ideale sarebbe riuscire ad osservare la nostra situazione dall’esterno, come se stesse capitando ad altri, semmai ad un amico che è lì di fronte a noi e ci confida le sue pene. Una sorta di astrazione dell’essere. Un uscire fuori dal corpo e osservare da lontano le situazioni di disagio. C’è chi la chiamerebbe esperienza extracorporea!
Come si fa a proiettare la propria coscienza oltre i confini corporali e, quindi, oltre la situazione che ci induce a soffrire? Come si fa a capire che quello che ci sta capitando può naturalmente capitare, anzi capita spesso e a tante altre persone? Un modo c’è! 
Basta premere il tasto play di un lettore dvd e guardare un film che ripercorre, nella sua trama, il dramma interiore che stiamo vivendo sulla nostra pelle ed ecco l’extracorporaneità (esiste questa parola?!) è compiuta. Semplicemente geniale!
Questa genialità non è mia. È di una persona estremamente interessante che ha racchiuso questo concetto in un libro unico nel suo genere: “Pronto soccorso cinematografico per cuori infranti”, esordio letterario di Manlio Castagna, sceneggiatore, regista e studioso di semiologia degli audiovisivi. 250 pagine in cui Castagna propone una cura cinematografica per ogni mal d’amore, con tanto di posologia e consigli. Dalla separazione al tradimento; dalla paura del definitivo “si lo voglio” alla gelosia che logora i pensieri (e buona parte di fegato); dalla morte della propria metà all’alienazione di sé stessi per amore, passando per tutte le sfumature relazionali che ci sono nel rapporto a due, anche quando rischia di diventare a tre e, quindi, a uno.
Ogni paragrafo tematico racchiude spunti di riflessioni sulla vita di coppia, tratti da echi di esperienza vissuta o conosciuta e filtrata da un impeccabile sguardo scientifico, che, pagina dopo pagina, induce inevitabilmente a una scansione di sé stessi e della propria situazione sentimentale.
Per ogni malessere d’amore, una cura in film, perché “dove falliscono le parole consolatorie dei parenti, i consigli pieni di buone intenzioni degli amici e il rimuginare della mente, c'è il trionfo del cinema”, recita il quarto di copertina.
Un libro da leggere sempre, leggero ma al tempo stesso intenso. Una sorta di vino bianco letterario, che scivola facile in gola, ma poi ti ubriaca una volta che ti alzi da tavola. Un libro che con semplicità e schiettezza ti coltiva la mente e il cuore, sfiorando concetti profondi e straordinariamente umani, senza nessuna presunzione di farlo. Un libro che ognuno dovrebbe possedere nell’armadietto dei medicinali, tra i cerotti e l’aspirina, perché il cuore è l’organo che più spesso si ammala.  

(foto tratta dal profilo Facebook di Manlio Castagna)

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