Si terrà dal 17 al 24 settembre, presso il Punto di
Portarotese, "Questa è la mia storia. O la nostra?",
mostra/installazione fotografica di Laura Frasca e Laura Bessega, a cura di
Yulia Tikhomirova e con allestimento di Peppe Natella, organizzata da ARCI
Salerno, Il Mondo in Rosa e S.O.Solidarietà Onlus con il patrocinio dei Comuni
di Salerno e Bologna.
La mostra, inaugurata lo scorso martedì, resterà visitabile tutti i giorni
dalle 10:00 alle 12.30 e dalle 18.00 alle 22.30.
Approfondimento: dietro la mostra…
Il progetto fotografico Questa è la mia storia. O la
nostra? è composto di 33 ritratti accompagnati ognuno da una serie di
"fototessere". All'esposizione, collocata all'interno del Palazzo
d'Accursio, si aggiungono una installazione sonora che propone le tracce delle
interviste ai soggetti rappresentati e una video presentazione delle immagini
di vita quotidiana dei personaggi.
Un pittore brasiliano, una ballerina russa, un creativo argentino,
un'artista giapponese, un ristoratore palestinese, una sarta angolana insieme a
tanti altri sono i soggetti della mostra fotografica Questa è la mia
storia.. che indaga il rapporto tra le persone e il contesto in cui
vivono e lavorano.
E proprio il "lavoro" è il concetto fondamentale per
questo progetto artistico. Le autrici hanno scelto di ritrarre i soggetti
all'interno dei loro posti di lavoro (o, in alcuni casi, nei luoghi che hanno
per i personaggi una valenza particolare), un'ambiente che diventa in qualche
modo la chiave di lettura delle loro personalità.
Anche se la serie di ritratti "principali" prende spunto
dalla tradizione del ritratto ambientato, che conferisce importanza non solo al
volto ma a tutto ciò che sta intorno al soggetto, ritraendo così anche
l'ambiente sociale, sarebbe sbagliato collocare questo progetto fotografico
nell'ambito esclusivo dell'indagine sociale, né tantomeno si può catalogarlo
come un tentativo di raccontare il fenomeno dell'immigrazione.
La particolarità di questo lavoro sta principalmente
nell'impostazione concettuale delle due artiste di coinvolgere i soggetti nella
parte decisionale del processo creativo, offrendo loro la libertà di scegliere
come essere ripresi: il luogo (con la condizione che rappresenti un posto
significativo per loro o per la loro professione), gli abiti da indossare, gli
oggetti intorno.
La partecipazione attiva da parte dei personaggi è stata una
scelta coraggiosa, promossa dalle fotografe proprio per segnare la distanza tra
il loro approccio e quello più superficiale, tendente a raffigurare gli
immigrati unicamente come le vittime (sia delle politiche sull'immigrazione sia
del razzismo quotidiano) e di conseguenza come soggetti passivi agli occhi di
un fotografo e del pubblico.
Il progetto mette in mostra una serie di volti che disegnano non
un fenomeno di immigrazione che spersonalizza i soggetti, ma le loro storie
individuali, le loro origini e il background diversissimi, rendendo così una
qualsiasi catalogazione impossibile.
Il concetto di "personalità individuale" è evidenziato
nella serie di "fototessere" presentate in linea parallela ai
ritratti "principali". La fototessera in qualche modo racchiude il
percorso del migrante verso il paese nuovo: dal passaporto, al visto, al
permesso di soggiorno, al nuovo passaporto ancora, nel caso di un'immigrazione
"fortunata" che si conclude con l'acquisizione di una cittadinanza
nuova. Il linguaggio visivo usato dalla fototessera comune è un linguaggio
anch'esso "burocratico", rigido, incaricato di svelare e mostrare
tutto, senza pero riuscire a raccontare molto delle persone ritratte. Nel
progetto Questa è la mia storia… il concetto della fototessera
viene ribaltato completamente. La scelta di usare l'obiettivo
"giocattolo", di lasciare le zone fuori fuoco, di permettere ai
soggetti di sorridere o di prendere gli oggetti in mano rovescia l'approccio
distaccato e indifferente usato per le fototessere, rilevando ancora una volta
l'idea principale del lavoro: guardare le persone con attenzione e curiosità
soffermandosi sulle loro storie di vita individuali piuttosto che classificarli
con l'etichetta di "immigrato".
(fonte yartproject.com)
Nessun commento:
Posta un commento