martedì 2 luglio 2013

CULTURA. Pompei: Unesco rimanda al 2015 la revisione. Codacons: “devono pagare i responsabili!”


di Rosanna Gentile 

Dopo la lava che nel 79 d.c. sommerse ogni angolo, Pompei non è mai più stata veramente al sicuro. Se ne parla in continuazione, tra cancelli chiusi e crolli che si sono intensificati negli ultimi due anni. Eppure c’è un ulteriore rischio che la farebbe morire definitivamente. Questa volta ad ucciderla non sarebbe la lava o i lapilli del Vesuvio, bensì l’incuria che ogni giorno aumenta il rischio abbandono dell'area e potrebbe portare alla sua cancellazione dall’elenco dei siti Patrimonio dell’Unesco.
Pompei nella black list delle Nazioni Unite dove sono elencati tutti i beni storici a rischio distruzione? Per fortuna ancora no, ma potrebbe succedere. Sebbene gli ispettori, qualche mese fa, abbiano deciso di non inserire il sito nella lista dei luoghi in pericolo, resta un corposo dossier di 50 pagine in cui si evidenziano le problematiche del sito archeologico e si raccomanda un lavoro programmato di manutenzione che eviti gli sprechi di fondi economici, da compiersi in tempi stabiliti. Ma non finisce qui: oltre la completa riorganizzazione dei lavori di restauro all'interno della Pompei antica, chi è responsabile dovrà tenere un occhio aperto anche fuori, per evitare il rischio di cementificazione incontrollata che si respira costantemente nei pressi dell’area monumentale.
Discorso rimandato al prossimo “tagliando”, quando Pompei potrebbe finire nella lista nera dell’Unesco se il Grande Progetto (con i suoi 105 milioni di euro di investimenti pubblici) non dovesse apportare progressi in due anni. Allo scadere del 2015, infatti, gli ispettori delle Nazioni Unite torneranno a verificare le allora condizioni dell’area e prenderanno delle decisioni sul suo futuro.
Intanto, con un comunicato stampa, l’associazione dei Consumatori Codacons ha diffuso la notizia che ha denunciato i responsabili del degrado di Pompei alla Corte dei Conti, affinché siano gli stessi funzionari responsabili a rimborsare i 100 milioni di euro che il sito archeologico perderebbe se uscisse dall’elenco siti protetti dall’Unesco.
Nel comunicato pubblicato stamane sul sito ufficiale (www.codacons.it) si legge: “Alla magistratura contabile abbiamo chiesto di aprire una indagine al fine di verificare eventuali illeciti o utilizzi impropri del denaro pubblico legati al sito archeologico, che configurerebbero un evidente danno erariale per la collettività. Qualora Pompei dovesse poi uscire dai siti considerati "patrimonio dell'umanità", chiederemo che i responsabili di tale sfacelo rispondano con i propri beni personale per i danni arrecati al paese”.



1 commento:

  1. per recuperare la zona Pompei occorrono altri dirigenti e altro personale, gli attuali ... ma come li hanno reclutati? girano la faccia e fanno finta di non vedere lo scempio che giornalmente si compie. Angelo

    RispondiElimina