venerdì 13 settembre 2013

Arte: "Rabbia e Silenzio" mostra itinerante di Vincenzo Vavuso, prima tappa a Salerno dal 15 settembre al 5 ottobre

Domenica 15 settembre alle ore 18.30, a Palazzo Pinto, sede della Pinacoteca Provinciale, in via Mercanti 63 di Salerno, sarà inaugurata Rabbia e silenzio, la  personale di arte visiva di Vincenzo Vavuso, che rimarrà esposta fino al 5 ottobre dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 19. L'evento rappresenta la prima tappa di un cammino itinerante che porterà la mostra in numerose città d’Italia, a cominciare da Roma (dal 14 ottobre al 31 dicembre presso la Galleria d’Arte Contemporanea). L'esposizione si avvale del patrocinio dell’Amministrazione provinciale di Salerno e della presentazione critica del professor Angelo Calabrese, che ha curato anche la realizzazione del catalogo.
Vincenzo Vavuso, salernitano di adozione ma casertano di origine, si è fatto notare negli ultimi anni sia come autore di libri (La pittura espressione di noi stessi, excursus attraverso la pittura campana dell’Ottocento e di inizio Novecento) sia, soprattutto, come pittore creativo.
Le opere di questa esposizione d’arte, pittosculture materiche con inserimento di oggetti reali della vita quotidiana (scarponi, lenti, seghette, libri, perfino un water), vogliono comunicare un forte senso polemico contro la degenerazione morale e culturale che imperversa in questa società disorientata ed egemonizzata da potentati economici che ne svuotano l’anima. Le creazioni di Vavuso sono, perciò, caratterizzate da bruciature, squarci, lacerazioni, rotture e portano i segni della Cultura, dell’Arte, della stessa Dignità umana,calpestate, schiacciate, stritolate, umiliate. Sono forme parlanti finalizzate alla forza del simboloUn simbolo incisivo, concreto, che induce prima alla rabbia della coscienza, poi al silenzio della riflessione che prelude alla protesta: e quindi può tracciare la strada di un cammino fecondo verso una salto di qualità. Lo spiega chiaramente lo stesso Vincenzo Vavuso in un suo documento programmatico: “Il mio grido di delusione, di rabbia, di dolore, vuole essere un grido di amore e di speranza verso ciò che potrebbe essere e che invece è nascosto e soffocato dalla polvere”.



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